Tagli di spese o maggiori imposte? Uno sguardo alla legge di stabilità..
Al 15 ottobre il Governo deve presentare la legge di stabilità (la vecchia legge finanziaria) per il 2015 e come ogni hanno la difficoltà è quella di far quadrare i conti utilizzando tre strumenti: 1. il taglio della spesa pubblica; 2. l’aumento delle entrate; 3. l’aumento del deficit (in sostanza aumentare il debito pubblico). L’ultima scelta è quella politicamente più facile ed è stata adottate con così tanto entusiasmo nel passato che oggi abbiamo un debito pubblico di 2.000 miliardi. I vincoli europei obbligano oggi l’Italia a non creare un deficit (differenza tra entrate e uscite annue) superiore al 3% del prodotto interno lordo (in sostanza il debito aumenta ancora ma con degli incrementi monitorati e limitati). Questa leva è già utilizzata al massimo e non ci sono più margini. La seconda leva, l’aumento delle tasse, sembra la più impopolare ma nella sostanza è stata utilizzata pienamente e non serve dilungarsi sugli aumenti dell’iva, della tassazione sugli immobili, della tassazione sul lavoro e sulle imprese promossi da tutti i governi. La prima opzione, tagliare le spese (soprattutto gli sprechi), parrebbe la più logica ma di fatto questa è la leva che presenta la maggior resistenza. Tornando alla legge di stabilità si prevede anche una riduzione delle spese da 7 a 10 miliardi per il 2015. Tra i tagli si trovano minori trasferimenti a regioni ed enti locali e tagli ai ministeri. Non mancherà tuttavia una clausola di salvaguardia a fini iva per cui se i tagli non riusciranno si applicherà automaticamente un ulteriore aumento dell’iva (in sostanza se la leva 1 non si sblocca si utilizza di nuovo la leva 2). Da considerare infine che tra le varie ipotesi vi è anche la revisione delle detrazioni fiscali: senza dubbio, si tratta di una necessità urgente quella di rivedere la selva di detrazioni; resta il fatto che ridurre le detrazioni assomiglia molto ad un aumento della tassazione. Read more